«È per me, nonna, vero?», esclamò emozionata Sofia spingendosi in avanti sulla punta dei piedi e tendendo le manine sporche di cioccolato verso la nonna. «Certo tesoro! Sapevo che ti sarebbe piaciuto!», rispose la nonna sorridendo e allungò il palloncino nelle mani della nipotina.
Sofia scappò via veloce in cima alla torre della sua giostra da giardino, da sempre il suo nascondiglio segreto. Intanto tutti gli adulti erano intenti a scrivere i loro nomi e indirizzi su delle cartoline appositamente preparate per la grande gara.
Ogni anno, per suo compleanno, la nonna era solita organizzare una grande festa in giardino con una sorpresa finale, e quest’anno si trattava proprio di una gara di palloncini! Arrivata nel suo nascondiglio, Sofia aprì il pugno e rilasciò il palloncino, che volò via impazzito in tutte le direzioni fino ad afflosciarsi a terra. Ma con i suoi colori vivaci, continuava a risplendere come illuminato da una luce e i cinque, grandi puntini argentati sulla sua superficie ricordavano a Sofia tante splendenti lune piene. Anche se, pensandoci, forse in realtà non aveva mai visto più di una luna piena. «Sei bellissimo», disse Sofia al palloncino e gli diede un bacino su ogni puntino. «Hihi, hihi, mi fai il solletico! Smettila, hihi!» sghignazzò una vocina. Il sorriso scomparve dal volto di Sofia lasciando spazio al terrore: con gli occhi e la bocca spalancati, si guardò intorno con sospetto per capire da dove venisse quella voce. Deve essere sicuramente Albi, detto occhio d’aquila, pensò. In un attimo si rizzò in piedi e afferrò il palloncino con la mano sinistra. Cominciò a perlustrare la sua torre, la scala, lo scivolo e tutta l’area circostante: si sentiva come la padrona di un castello. Tutto era sotto controllo, non c’era in giro nessuno. Albi occhio d’aquila era in realtà suo cugino Alberto, che aveva l’abitudine di immischiarsi sempre dappertutto e per questo non era molto amato dai bambini. Sofia aveva subito sospettato che potesse essere lui.
«Ahi, non stringere così forte! E poi hai la mano tutta sudata!», aggiunse la vocina. Sofia aprì la mano e fissò il palloncino. «Cosa hai da guardare? Un attimo fa mi hai detto che ero bellissimo e ora vorresti distruggermi? Non me lo merito di certo». Sofia rimase sbigottita. Ci mise un po’ a riprendersi e il suo stupore piano piano lasciò il posto a un sorriso. «Ciao. Ma quindi sai parlare. Che bello!» Ora quasi gridava per la felicità. «Certo! Perché ti stupisci? Anche tu sai parlare, del resto! E poi dobbiamo darci una mossa, queste smancerie non ci faranno certo vincere la gara!» Sofia restò di nuovo senza parole. Sussurrò piano: «Ok. Quindi vuoi partecipare alla gara con tutti gli altri palloncini?» «Ovviamente!», rispose il palloncino quasi gridando per l’emozione. Sofia fece per scappare via, quando sentì un pizzico alla mano. «Ahi, cosa fai?» chiese arrabbiata. «Devo dirti ancora una cosa», sussurrò il palloncino. «Fai esattamente le tre cose che ti dico e tornerò sicuramente da te!» – «Davvero? Sei un palloncino magico?», sussurrò Sofia tutta speranzosa. In quel momento il palloncino scintillò come un diamante al sole e per un attimo si illuminò, prima di cominciare: «Allora, come prima cosa dipingi un volto su uno dei miei puntini d’argento. Voglio sorridere! Sorridere è bello, e io voglio essere sempre allegro. Secondo: non gonfiarmi troppo. Altrimenti mi sento pieno proprio come la tua pancia quando mangi troppa torta e non ti si chiudono più i pantaloni. Terzo: legami a un filo con cinque nodi. Il primo mi aiuterà ad avere il vento favorevole, il secondo farà splendere il sole, il terzo respingerà la pioggia, il quarto chiamerà una nuvola se sono stanco e il quinto un uccellino se sono in difficoltà». Sofia ascoltava con attenzione, ma non riusciva a credere alle sue orecchie. «Sto forse sognando?», si chiese in silenzio. I suoi pensieri furono interrotti da un forte applauso: la famiglia si preparava a iniziare la gara. Tutti erano pronti ai blocchi di partenza, tranne Sofia. «Fermi, aspettate!», gridò. Scese velocemente dalla torre e corse verso la nonna. «Nonna, ti prego, aspettami. Arrivo tra un attimo!» Prese un pennarello e disegnò un bellissimo sorriso su uno dei puntini del palloncino. Mentre la mamma lo gonfiava con il gas, Sofia vide che il volto gli faceva l’occhiolino. Era un segnale, Sofia lo capì immediatamente e disse alla mamma: «Così va bene, grazie». Corse veloce al tavolo su cui erano appoggiati i fili e le cartoline. Mentre annodava pensava alle parole del suo palloncino magico. Per fortuna la mamma aveva già preparato la cartolina, e Sofia la attaccò in un attimo al filo. Era tutto pronto.
«Ciao amico mio. Abbi cura di te e torna a trovarmi!», sussurrò Sofia. Il palloncino brillò nuovamente con colori più intensi che mai. La gara ebbe inizio, tutti lasciarono andare i loro palloncini, gridavano, ridevano e incitavano il loro palloncino ad arrivare lontano. Mentre stava per rilasciare il suo palloncino, Sofia sentì una vocina: «Dammi un bacino, ci vediamo presto». Sofia diede un bacino al suo palloncino sorridente e lo lasciò volteggiare via. Cominciò ad agitare le braccia per salutarlo, si arrampicò veloce sulla sua torre e lo vide diventare sempre più piccolo, fino a quando non scorse un ultimo puntino dorato all’orizzonte, che presto scomparve. Passava il tempo e Sofia pensava ogni giorno al suo palloncino con i puntini argentati. «Tornerà?», si chiedeva ogni giorno. Erano passati più di quattro mesi e alcuni parenti avevano già ricevuto le loro cartoline. Il palloncino di Maria, per esempio, era arrivato in Germania, ma questo è ancora niente: quello di Alice era stato ritrovato in Slovenia e Matteo aveva un nuovo amico di penna addirittura in Bulgaria. Esattamente cinque mesi dopo il compleanno della nonna, al ritorno dall’asilo Sofia trovò sul tavolo una lettera. Trattenne il respiro: era lui, lo sapeva! «Evviva, è tornato!». Per la gioia, cominciò a saltellare intorno alla sedia. Era invasa dalla felicità, e non tanto per i caratteri arabi stampati sulla busta, ma perché riusciva a intravvederlo attraverso la carta: eccolo, era tornato da lei, con i suoi colori brillanti e i puntini color argento. Le si riempirono gli occhi di lacrime: gli amici mantengono sempre le promesse!
Testo: Yvonne Dmitriev-Schmocker